Da Alda Kushi
Quasi alla fine del 2008 il mondo ha subito una recessione molto profonda, direi la più profonda mai registrata dalla 2° guerra mondiale. L’origine di questa recessione risale alla crisi finanziaria iniziata negli Stati Uniti nel 2007, la quale poi prese le dimensioni di una crisi macroeconomica e attraverso alcuni canali si diffuse in Europa e in tutto il mondo. La crisi ebbe inizio nel cosi detto mercato dei mutui sub-prime, mutui che erano concessi ad un tasso di interesse molto basso e non richiedevano particolari garanzie. Molte persone hanno visto questa come una opportunità da non perdere e si sono precipitati a prendere dei prestiti e comprare case. Essendo che la domanda di case aumentava il loro prezzo saliva in continuazione, fino ad un certo punto però. Dopo un po’ ci si è resi conto che i prezzi erano saliti cosi tanto che era diventato impossibile comprare una casa anche senza anticipo e con mutui a tassi di interesse bassi. Tutto ciò portò nel rallentamento delle vendite. Il crollo delle vendite fecce diminuire il prezzo delle case, all’ inizio di poco (3%) ma poi il crollo dei prezzi arrivo fino a 50% – calo che ha messo in ginocchio l’intera economia statunitense. Questo calo fecce si che le case perdessero il loro valore iniziale e a questo punto esse non giustificavano più neanche il mutuo (le case valevano molto meno del mutuo ottenuto per acquistarle) quindi neanche vendendo la casa si poteva pagare il mutuo. Il fatto è che sono stati concessi prestiti anche a quelle famiglie che oltre la casa che andavano ad acquistare non avevano altre garanzie e quindi c’era una grande probabilità che non pagassero il mutuo – però il mutuo è stato concesso lo stesso. E allora ce da chiedersi: Perché le banche si sono assunte un tale rischio??
Perché in quel periodo c’era un sistema secondo il quale una banca poteva unire un grande numero di mutui in un unico strumento finanziario e venderlo ad altri investitori. Quando uno di questi investitori (a volte un'altra banca) comprava uno di questi titoli che conteneva molti mutui non poteva controllare la qualità di ogni singolo mutuo – quindi viene meno il controllo che è un elemento essenziale di regolamentazione di questo sistema. Però fino a quando il prezzo delle case era alto al finanziatore non importava molto se rimborsava o meno le rate perchè alla fine si poteva prendere la casa venderla e saldare il mutuo. Il problema si verificò quando il valore delle case diventò minore del mutuo. Tutto ciò portò una perdita alle banche perchè quando il valore delle case è sceso al di sotto del valore del mutuo molte famiglie, pensando che i prezzi non sarebbero mai tornati ai livelli iniziali, hanno abbandonato le loro case e non hanno continuato più a pagare le rate. Quindi invece del mutuo alla banca rimaneva la casa, ma essendo che il suo valore era sceso al di sotto del valore del mutuo la banca registrava una perdita.
E qui non siamo più di fronte ad una semplice crisi immobiliare, ma siamo di fronte ad una crisi finanziaria, avvenuta con il crollo del sistema bancario, che ben presto si è trasformata in una crisi macroeconomica gli effetti della quale si sono sentiti anche dalla popolazione. E questo si è visto anche nella loro scelta di abbandonare le case. La perdita del valore era si una delle ragioni, ma l’abbandono in realtà e avvenuto a causa dell’incapacità di pagare le rete del mutuo. Quindi il crollo dei prezzi delle case ha innescato uno shock che non ha colpito solo le banche, ma tramite loro anche i consumatori. Interessante è vedere come ha inciso :
Molte banche non sono riuscite a superare la crisi e fallirono e quelle che erano sopravvissute erano in una situazione critica. Avevano solo il capitale sufficiente per sopravvivere e non potevano più dare prestiti. Potevano rafforzare la loro posizione in tre modi :
1- cercando di raccogliere più capitale, ma questo ovviamente non era facile perché una crisi non è un buon momento per convincere la gente a investire in una banca.
2- Riducendo al minimo il numero dei prestiti.
3- Vendendo azioni (a qualsiasi prezzo)
Quest’ ultimo punto è la conseguenza della “corsa agli sportegli”. Gli investitori preoccupati della situazione delle banche decisero di non dare più prestiti e quindi le banche si trovarono a corto di fondi e sono state costrette a vendere parte delle proprie attività (evento equivalente alle corse agli sportegli, ma in questo caso sono gli investitori che decidono di prendersi il proprio denaro). Dalla necessità di venderle, le banche erano disposte a ridurre al minimo il prezzo delle azioni – siamo di fronte ad una svalutazione delle azioni finanziari.
Il risultato di tutto ciò fu : congelamento del credito e crollo del mercato azionario. Questi due furono i canali principali attraverso i quali la crisi finanziaria colpi l’economia reale. Il congelamento del credito ha colpito gli investimenti(comporta recessione perché la riduzione degli investimenti incide negativamente sull’occupazione, si lavora di meno – si guadagna di meno – si consuma di meno) e poi c’è stato anche il calo del mercato azionario il quale ha ridotto il valore della ricchezza delle famiglie e quindi di conseguenza ha ridotto ulteriormente i loro consumi.
Nel 2008 entrambi questi meccanismi erano in piena opera. Il sistema finanziario era paralizzato. Le banche avevano tagliato i prestiti alle imprese e queste avevano diminuito gli investimenti.
Questo è il motivo per qui la crisi finanziaria ha colpito l’economia reale in modo forte : uno shock relativamente piccolo del valore degli attivi bancari (le perdite sui mutui sub-prime) ha prodotto ingenti perdite nel capitale delle banche causando una corrispondente diminuzione degli investimenti e di conseguenza la recessione.A tutto ciò si aggiunge anche l’inefficienza (nel breve periodo) della politica monetaria. L’economia ristagna nonostante i ripetuti sforzi messi in atto dalle autorità monetarie per farla ripartire. L’offerta di moneta è aumentata ma solo fino al punto in qui i tassi di interesse diventano zero – oltre non può andare perché significherebbe rendere i tassi di interesse negativi. Quindi da una parte si applica una politica fiscale per compensare la riduzione degli investimenti privati e dall’altra si fa una politica monetaria espansiva fino a quando i tassi di interesse diventino zero. La politica monetaria non può andare oltre, può solo attendere che gli effetti della politica fiscale.
Come è stata diffusa?? – Contagio internazionale
La crisi finanziaria iniziata negli Stati Uniti si è rapidamente estesa a tutte le principali economie avanzate ed economie emergenti del mondo. I principali canali di trasmissione furono:
· Le speculazioni. Scommesse rischiose su scala internazionale hanno agito da meccanismo di trasmissione.
· Il commercio internazionale. Durante la crisi finanziaria, quando i consumatori e le imprese degli SU hanno smesso di spendere, le importazioni degli Stati Uniti sono crollate. Essendo che gli Stati Uniti sono il più grande importatore di merci nel mondo, un tale crollo ha presentato una forte diminuzione delle esportazioni per i paesi che esportavano verso gli Stati Uniti. La crisi è stata sentita di più dai paesi che dipendevano di più dal commercio con l’estero, quelle più aperte e con più legami commerciali con gli Stati Uniti (Cina ed Europa).
Nell’UE questa crisi ha prodotto molta disoccupazione e una diminuzione notevole del reddito pro-capite. Riduzione dovuta principalmente a 3 ragioni:
1- Perché poche persone lavorano (aumenta la disoccupazione).
2- Chi lavora, lavora poco (poche ore).
3- Chi lavora quando lavora produce poco (perché sono ridotti i consumi internie anche le esportazioni).
Meno brusca e più lentamente è avvenuta questa crisi negli altri paesi, in qui questi due canali di trasmissione non sono cosi presenti, uno tra questi paesi è anche l’Albania (non potevo concludere questa relazione senza introdurre alcuni piccoli elementi della mia piccola Albania).
La mancanza di un sistema borsistico e l’assoluta esiguità di investimenti o esposizioni all’estero hanno infatti messo al riparo l’Albania dagli effetti più diretti ed immediati della recessione globale. Comunque gli effetti di questa crisi non l’hanno risparmiata del tutto, essi si sono fatti sentire molto quando si sono ridotte le rimesse degli emigranti, le quali comprendevano una voce relativamente importante nella Bilancia dei Pagamenti. Gli emigranti hanno ridotto le loro rimesse a causa della crisi che ha colpito i paesi dove loro risiedono e lavorano. Poi essendo che questa crisi ha colpito molto il settore edilizio, che è il settore dove lavorano più albanesi, molti di loro si sono trovati senza una occupazione. Visto da questo punto di vista sembra un fatto molto negativo (e di fatto lo è perché come ho detto prima ha inciso negativamente nella B.P) però questo fatto potrebbe essere considerato anche da un altro punto di vista :
Essendo che molti emigranti si sono trovati disoccupati alcuni di loro stanno pensando di ritornare definitivamente in Albania e impegnare i loro risparmi in qualche investimento nel proprio paese – fatto positivo perché se aumentano gli investimenti aumenta il benessere, più persone lavorano, più si produce – economia in crescita. Però questo fatto è da vedere perché è importante vedere quanti emigranti tra quelli che ritornano sono disposti a investire e poi quali opportunità presenterà l’Albania per questi piccoli imprenditori. Speriamo bene……





